Li chiamò

Senza conoscere bene la propria chiamata, cioè come e dove Gesù ci ha inviato ad operare nella Sua Chiesa, il cammino di fede non porta frutti, anzi non si può definire neanche “cammino”, perché in realtà si rimane fermi. Come un asino legato ad un palo, che gira continuamente su se stesso e a fine giornata ha percorso diversi chilometri rimanendo nello stesso punto, così sembrano le vite di alcuni fratelli e sorelle che non hanno fatto chiarezza sulla loro vocazione. Frequentano diversi gruppi di preghiera, ritiri, sono esperti in novene, letture devote e preghiere “potenti”. Ma nulla cambia nella loro vita. Il motivo è questo: chiedono a Dio di seguirli. Si, vogliono che Dio accetti e ratifichi col Suo Potere divino la vocazione che hanno scelto. Ma non funziona così. È Dio che chiama. È Lui che dice: “Seguimi”, perché conosce la strada della nostra felicità. Non è lo scalpello che ordina cosa fare allo scultore. È l’artista che utilizza il pennello, non viceversa. Certo l’Amore di Dio non ci giudica se non rispondiamo. Ci accoglie totalmente, anche se rifiutiamo o trascuriamo la Sua Chiamata, perché è Padre e ha pietà della nostra piccolezza, delle nostre paure, della nostra mancanza di fede. Ma in questo caso non portiamo grandi frutti per la Sua Chiesa. Non diventiamo “la luce del mondo” e “il sale della terra”. Non veniamo ustionati dal Fuoco dello Spirito Santo, perché non compiamo le Sue Opere, ma le nostre! Lo Spirito dimora in chi fa la Volontà di Dio, secondo le Parole di Gesù: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. E ancora: “Se il mio popolo mi ascoltasse, se camminasse per le mie vie! Subito piegherei i suoi nemici e contro i suoi avversari porterei la mia mano”, “ma il mio popolo non ha ascoltato la mia voce, non mi ha obbedito. L’ho abbandonato alla durezza del suo cuore, che seguisse il proprio consiglio”.
Chiediamo fratelli e sorelle, il dono del Consiglio allo Spirito Santo. Chiediamo discernimento, mettiamoci a completa disposizione dell’Altissimo. Ha scritto san Paolo: “offrite i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio, questo è il vostro culto spirituale”. Si, diamo al Signore le nostre membra perché sia Lui ad operare in noi! Tante anime, ma un solo Corpo e un solo Spirito.
La Chiesa è infatti come un’orchestra; Gesù è il Direttore che seleziona e sceglie i diversi musicisti, assegna le partiture e insegna ad eseguirle. L’umiltà del musicista di questa Orchestra soprannaturale non sta nel suonare lo strumento meno importante, nel defilarsi, nel nascondersi per timore ed insicurezza, ma nell’eseguire la parte assegnata dal Direttore. Primo violino o piatti, pianoforte o flauto: non conta il singolo, ma l’armonia del tutto, la Sinfonia. Da Pietro fino all’ultimo battezzato, tutti siamo servi di Dio. La superbia del musicista sta  nel rifiutare sia lo strumento che lo spartito assegnatogli: dimentica che il Compositore dell’Opera è il Padre, che il Direttore è Gesù, che la Sinfonia da suonare rappresenta il Loro Amore Eterno, lo Spirito Santo! E Dio “dà la Grazia agli umili e resiste ai superbi”.
Possa Maria Santissima, perfetta esecutrice dello Spartito Divino, insegnarci a riconoscere e ad eseguire nell’umiltà e con amore lo spartito che il Signore ha assegnato ad ognuno di noi, a Gloria di Dio! Crediamo alle Parole del Signore, meditiamole nel nostro cuore: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga”.
Santa Domenica adoratori, Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

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