Comincia oggi con questo articolo una nuova rubrica per la Gloria di Dio, “Password”, la parola chiave, ovvero l’approfondimento di parole che usiamo quotidianamente nella pratica della nostra fede cattolica, forse senza conoscerne pienamente la profondità e la bellezza.

La conoscenza di queste parole e la capacità di renderne ragione a questa generazione è fondamentale.

Bisogna fare attenzione che non ci sia la peggiore delle eresie possibili in noi, come affermava Paolo VI, ovvero il fideismo. La fede che scaccia la ragione. Il credente non ha la testa staccata. A maggior ragione un gruppo di adoratori deve conoscere bene questi temi per “saper rendere ragione della speranza che è in noi”. “Perchè non discernete da voi stessi ciò che è giusto?” tuonò Gesù. Il fideista fa un pessimo servizio alla fede, anzi la nega!

Nella Chiesa si pensa poco, bisogna tornare ad avere una coscienza vigile. Altrimenti dove c’è ignoranza radicherà facilmente una fede magica, dannosa e inutile. Cominciamo dunque con la parola “Mistero”.

Il “mistero” è un concetto cardine della nostra fede; senza comprendere cosa si intende esattamente con questa parola, è difficile entrare pienamente nelle celebrazioni liturgiche, forse impossibile. Vediamo insieme di approfondire questo concetto.

La parola “mysterion”, mistero, deriva dal greco myein, che indica l’azione di chiudere gli occhi e la bocca, da cui deriva anche la parola mistica. Dunque il mistero per la cultura greca individuava l’incomprensibile, l’ignoto. Anche nel linguaggio attuale, quando si parla di mistero si fa riferimento a situazioni che non hanno una spiegazione, a domande che lasciano senza risposte certe.

Invece nella teologia cattolica non ha affatto questo significato, ma MYSTERION fondamentalmente è il disegno salvifico che il Padre ha concepito nel suo Figlio fin da tutta l’eternità che doveva coinvolgere tutti gli uomini, come scritto da san Paolo nell’Inno di Efesini 1,9-10➞ “poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra”. 

Questo disegno salvifico che coinvolge la storia ha in essa il suo aggancio che fa sì che questo mistero si manifesti visibilmente nella storia: la Pasqua di Cristo. E’ tutta la storia, tutta la realtà; al centro c’è una croce; tutto quello che il Padre ha pensato in favore di tutti gli uomini di tutto il creato. Ecco cosa è il mistero. Così per Origène «il mysterion è una realtà sensibile che richiama l’idea di un’ altra realtà invisibile». Tutta la realtà è «mystérion», perché tutto è mediazione della manifestazione divina.

Eppure quante volte sentiamo parlare dei “misteri” del Rosario? Oppure il sacerdote durante la liturgia afferma che siamo riuniti per celebrare i sacri “misteri”. E dopo la consacrazione non annuncia a tutta l’assemblea: “mistero della fede”? Se il mistero fosse solamente il Disegno del Padre rivelato, che senso avrebbero tali affermazioni? In effetti, la parola mistero ha subito anche un ampliamento di significato, perché un padre della chiesa, Tertulliano, ha tradotto il greco “mysteryon” nel latino “sacramentum”. Desunto dal mondo militare e dal mondo giuridico, (“sacramento” significa giuramento), il termine pone l’accento sull’ atto sacramentale, sulla celebrazione, lasciando da parte la prospettiva storico-salvifica di «mysterion». E qui veniamo ad una seconda accezione del termine “mistero”, ovvero “sacramento”. La traduzione di mistero con sacramento mette al centro il soggetto (colui che presta giuramento) ed è un cambio di prospettiva rispetto al significato originale.

Così per san Giovanni Crisostomo si ha “mistero” (in questa accezione di azione rituale, di sacramento) quando noi consideriamo delle realtà “altre” rispetto a ciò che vediamo. Noi vediamo nel rito una realtà concreta ma con gli occhi del credente noi vediamo l’invisibile che lì si produce. Ancora oggi dopo molti secoli la Chiesa insegna che i sacramenti sono i segni visibili ed efficaci della Grazia invisibile di Cristo. Sono i misteri della Grazia, che celebriamo.

Nei secoli ci si è concentrati sempre più su questa “concretizzazione” rituale e si è perso un po’ di vista il disegno di salvezza, la narrazione che informa i sacramenti e li precede, ed oggi vengono ridotti troppo spesso a delle pratiche rituali vuote di significato per la stragrande maggioranza dei cattolici.

Dunque per “mistero” si può intendere sia il Disegno del Padre di far Incarnare Suo Figlio (il senso di tutta la creazione), la celebrazione dei sacramenti o i sacramenti stessi (i “misteri”) e in senso lato anche ogni realtà concreta che simboleggia l’invisibile, ogni manifestazione del divino (come nei “misteri” del Rosario; oppure quando sentiamo dire che la Chiesa è “mistero” o “sacramento” di salvezza, cioè è lo strumento visibile della grazia invisibile).

Gesù stesso è mistero, cioè realtà visibile, del Padre invisibile (Lui ha detto “chi vede Me vede il Padre). Quando durante la Messa sentiamo il sacerdote dire “mistero della fede”, ora possiamo comprendere cosa significhi: non qualcosa di incomprensibile e ignoto, ma il Disegno del Padre di salvare l’umanità e renderla Sposa di Cristo, la manifestazione in quel preciso istante e in quel preciso luogo di questo progetto, in Dio Figlio sacramentato nell’Eucarestia, e la Presenza della Grazia invisibile nella materia visibile del sacramento (il pane ed il vino).

Dunque il mistero non è “l’ignoto”, “l’incomprensibile” per noi cattolici. Il mistero è la rivelazione concreta di una realtà invisibile; possiamo affermare che la poesia sia il “mistero” del poeta, la musica il “mistero” del compositore, le azioni di un essere umano il “mistero” del suo cuore. Così la tutta la creazione è il mistero dell’Amore del Padre, Gesù è il mistero del Padre Stesso, cioè tutto ciò che si può vedere di Dio invisibile, e la Chiesa è il mistero di Cristo, cioè la Sua Presenza nella Storia.

A presto Adoratori per un’altra “parola” chiave!

Contenuto originale AMRP (a cura di Roberto Mastrantonio – diacono)

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