di Flavia Lucioli
Il 30 maggio scorso, attraverso il suo account X ufficiale, @pontifex, Papa Francesco ha così ricordato la solennità del Corpus Domini “L’eucarestia è la risposta di Dio alla fame più profonda del cuore umano, alla fame di vita vera: in essa Cristo stesso è realmente in mezzo a noi per nutrirci, consolarci e sostenerci nel cammino” . Con queste poche parole il nostro Pontefice non fa che esaltare il valore basilare che l’Eucarestia ha come nutrimento dell’anima di ogni singolo fedele, legando, in maniera inequivocabile, questo sacramento al concetto di “fame e sete”, una simbologia assai comune nel mondo cristiano che rivive a tutti gli effetti il miracolo dell’ultima cena in ogni celebrazione eucaristica, e ci ricorda che non di solo pane vive l’uomo, ma di Corpus Domini, ossia di quell’unico vero cibo in grado di sfamare i bisogni dell’anima, perché in quel pane Gesù si dona a noi, rendendoci capaci di guardare alle cose del Cielo, alle cose del Padre Nostro.
“(…) ma chi berrà dell’acqua che io gli darò non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna” Gv 4, 14-15 Gesù al pozzo sceglie una donna, una samaritana, piena di peccati e assetata di vita vera, per lasciarci questa eredità così preziosa che ancora oggi è la risposta più efficace all’eterna domanda “Di che cosa ha veramente bisogno l’uomo per vivere?”
E’ sotto gli occhi di tutti che la risposta non la si può ritrovare nel mondo; ricchezza, piaceri corporali, fama, successo…se mai c’è stata una generazione in grado di sottolineare in modo inequivocabile che tutto ciò non basta per essere felici, quella è la nostra. Vaghiamo come assetati nel mondo, certi di trovare sollievo nelle cose della vita, nella bellezza estetica, nel successo professionale, nelle conquiste amorose, nel denaro che si accumula in conti virtuali. Eppure,quella sete resta, sembra affievolirsi per un po’ ma è solo una illusione, il vuoto dentro di noi si allarga sempre di più e come la samaritana al pozzo, crediamo che cambiando marito (auto, vestiti, gioielli, fidanzati etc.) riusciremo finalmente a riempirlo e a provare sollievo. Ma così non è! E l’abisso spesso si spalanca sotto i nostri piedi, inghiottendo migliaia di vite, potremmo dire una generazione intera. Aumentano depressioni, schizofrenia, alcolismo; aumentano i divorzi, gli aborti, i suicidi, la violenza domestica. Siamo morti che camminano, vestiti con le migliori marche, seduti su auto di lusso, in bella mostra sui social su spiagge paradisiache, ma pur sempre morti…perché dentro di noi la vita ha perso senso.
E allora vale la pena ricordare oggi, in prossimità di questa festa che celebra la Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, che la Fede in Dio, uno e trino, non può essere una esperienza lontana, quasi irraggiungibile, perché questo andrebbe contro ogni insegnamento concreto che nostro Signore Gesù, vero Dio e vero Uomo, ha lasciato in eredità a tutti noi; egli incarnandosi nel seno della Vergine Maria per opera dello Spirito Santo ha reso concreto l’amore di Dio verso l’uomo, amore che ha trovato il suo massimo compimento nella dolorosa passione di Gesù, culminata con il sacrificio della Croce che ha redento il mondo intero, sacrificio che si rinnova ogni giorno in quello Spezzarsi dell’Eucarestia, in quel “Ecco, prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo…questo è il mio Sangue”; ma per far parte di questo miracolo di guarigione e nutrimento dell’anima bisogna essere pronti a dire SI, bisogna DESIDERARE la presenza di Cristo, il suo amore, dentro di noi; bisogna accettare di farsi Tabernacolo d’amore per ospitare la sua divina presenza nel nostro cuore; ma soprattutto bisogna accettare che nessuno di noi può farcela da solo, nessuno può vivere senza la presenza viva di Cristo, nessuno può vivere senza nutrimento, ed egli è il Cibo e la Bevanda di vita eterna che ci sosterrà lungo il cammino. Bisogna tornare bambini, farsi piccoli, umili, per ricevere il dono della vita eterna.
Per noi adoratori AMRP questo desiderio costante di Cristo è già di per sé cibo della nostra esistenza; l’Eucarestia vive non solo dentro di noi, ma anche innanzi a noi, un faro nella notte perennemente acceso, la stella polare della nostra vita, il bisogno primario a cui anche volendo non possiamo sottrarci. In Cristo, nella sua presenza viva nel pane eucaristico, ritroviamo quell’amore del Padre verso il figlio capace di dare attenzione ad ogni necessità, di curare qualsiasi ferita; troviamo quell’invito dolce e pressante a stare insieme a lui e, al contempo, a prenderci cura uno dell’altro perché nel prossimo riconosciamo un tabernacolo d’amore, la presenza viva di Cristo, l’agnello che si è immolato per portare la pace nel mondo.
E allora lasciamoci travolgere dalla gioia di questa festa che celebra la presenza viva di Gesù nell’eucarestia, lasciamo che questo amore ci consumi, rigeneri e ci dia la forza di andare nel mondo e portare questo Cibo di Grazia e di Salvezza tra la gente affamata, che ha perso il senso del vivere, che non sa più riconoscere il cibo vero dal veleno che sceglie di ingoiare ogni giorno.
Nel donarci il Pane della salvezza Dio ci fa capire che siamo destinati a cose ben più grandi delle banalità terrene a cui siamo soliti dare tutta la nostra attenzione; l’Eucarestia cambia la prospettiva dell’uomo: chi vive Per Cristo con Cristo e In Cristo vive con lo sguardo rivolto verso l’alto, vive puntando alle cose del cielo, vive pensando secondo le leggi di Dio e di certo non degli uomini. Il suo sguardo non è orizzontale ma verticale, e anche nei deserti della vita, nelle asperità, nel dolore, sa portare questo sguardo sempre in alto, alla Croce, con quella fede viva che solo il nutrimento costante di Gesù può donare. Il vero Cristiano, colui che ha veramente incontrato Gesù vivo nella sua vita, lo riconosci subito, perché anche nel dolore ha sempre quella luce nei suoi occhi, frutto di un amore ultraterreno che nessuna cosa materiale potrebbe infondere.
Credo che come comunità tutti noi, oggi, siamo chiamati ad una grande responsabilità, portare Cristo tra la gente, fuori dalle chiese, per le strade, lì dove ancora la sua luce non è arrivata; siamo chiamati a prenderci cura l’uno dell’altro, con amore, a sostenerci nei momenti di difficoltà, a perdonarci, a ritrovarci, proprio come Gesù ha fatto per la samaritana al pozzo. Siamo chiamati al compito più difficile, quello che Gesù stesso ha affidato ai suoi discepoli prima di tornare alla casa del Padre: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo” perché solo portando la Parola nel mondo diventeremo pescatori di anime.
Che questo Corpus Domini possa essere per tutti noi, fratelli e sorelle, un giorno speciale, benedetto da Dio, che ci renda capaci di portare il suo Pane a chi ne ha veramente bisogno, perché molti sono ancora gli affamati, e Gesù non chiede altro se non di placare questa fame.
Flavia Lucioli
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