Date all’Eterno, o figli dei potenti, date all’Eterno gloria e forza, date all’Eterno la gloria dovuta al suo nome, adorate l’Eterno nello splendore della sua santità (Sal 29,1-2)
“Noi ti diamo Gloriaaa e onoreee!!”. Quante volte abbiamo intonato insieme questo canto il sabato sera in adorazione davanti all’Agnello di Dio? Eppure riflettiamo, Adoratori: in che senso noi diamo Gloria a Dio? Se a Dio appartiene ogni cosa, infatti “del Signore è la terra e quanto contiene, l’universo e i suoi abitanti” (Sal 24,1), cosa possiamo dargli che non sia già Suo? Se qualcuno volesse regalarmi qualcosa che già possiedo, non sarebbe assurdo?
Dunque, che significa dare Gloria a Dio? Riconoscere la Sua grandezza? Dare credito, dare riverenza, dare ossequio? Dare risalto alla Sua Onnipotenza e Maestà? Ma anche qui qualcosa non quadra: che se ne fa Dio della nostra approvazione? Infatti, un testo della liturgia eucaristica recita così: “Tu non hai bisogno della nostra lode, ma per un dono del tuo amore ci chiami a renderti grazie”. Dunque questa parola, “Gloria”, quale tesoro racchiude per noi?
Per comprendere cosa significhi dare Gloria a Dio partiamo dal significato della parola ebraica, Kabòd. “Kabod” è il peso di ciò che si possiede. Anche gli uomini possono ottenere da Dio la Gloria, il peso di proprietà, anzi, viene considerata come una responsabilità o una benedizione. Ad esempio nel salmo 48 al versetto 17 leggiamo: “Se vedi un uomo arricchirsi, non temere, se aumenta la gloria della sua casa“. Ora però è Dio che ha tutto, possiede tutto, ha tutta la Gloria, il peso di ogni cosa e decide di permettere l’utilizzo della Sua Gloria a Suo piacimento. Nessuno di noi esseri umani ha firmato un contratto per l’utilizzo del corpo, dell’aria che respiriamo, dei cibi che mangiamo. Tutto è di Dio, dono del Suo Amore.
Eppure c’è qualcosa che Dio non ha, anzi, che ha deciso di non avere per Sua libera scelta d’amore (come recita la preghiera eucaristica succitata ➞ per un dono del tuo amore ci chiami a renderti grazie, dal greco “eucharisto”, cioè “rendo grazie”). Si, il Signore che ha tutto, possiede tutto, domina tutto, ha limitato la Sua Gloria donando a noi la libertà di potergliela donare di nuovo. E cosa mai sarà questa Gloria, questo peso, che Dio ci chiede, che vuole da ogni essere umano? Questo bene che non può avere senza il nostro libero dono? È il nostro amore, la nostra gratitudine, la riconoscenza per la Sua Bontà. In una parola: l’adorazione, in Spirito e Verità. Non è proprio quello che “cerca” il Padre, come rivelato da Gesù alla samaritana al pozzo di Giacobbe?
Adoratori: questi cerca il Padre, la Sua Gloria. Amanti della Trinità, figli nel Figlio.
Noi possiamo dunque dare gloria a Dio donandogli tutto il nostro amore. Dare gloria a Dio significa amarlo, dargli il “peso” del nostro amore. Più amore, più gloria. Quanta gloria diamo a Dio o… all’io?
Riflettiamo se siamo su questa lunghezza d’onda, se abbiamo una relazione d’amore con Dio. Solo questo interessa a Dio, solo questo possiamo darGli. Non opere grandiose, non manifestazioni sontuose, celebrazioni ieratiche o finte devozioni senza un briciolo di ardore e partecipazione del cuore. Solo l’amore.
Uno potrebbe dire: “ma come si ama Dio?”. Ed ecco le Parole del Maestro al riguardo: «Simone di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle» (Gv 21,16).
Ecco Adoratori, chi dice di amare Dio cominci con le Sue pecorelle. Amiamo Dio nei fratelli, lo Spirito del Vivente abiterà in noi e capiremo perfettamente cosa intendesse Sant’Ireneo di Lione quando insegnava che “la Gloria di Dio è l’uomo vivente e la vita dell’uomo è la visione di Dio“. Chi ama, infatti, “è passato dalla morte alla Vita” e “vede” Dio, perchè Dio è amore.
Per questo dare Gloria a Dio nell’alto dei cieli, cioè amarLo, si traduce con la pace in terra per gli uomini, amati da Dio e amanti tra di loro. Se tutti dessero Gloria a Dio la terra sarebbe un regno di Pace.
Dunque d’ora in poi facciamo attenzione quando recitiamo il “Gloria” a Messa. Facciamo nostre le parole della liturgia:
Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa.
©️AMRP – a cura di Roberto Mastrantonio (diacono)
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