Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta»
(Lc 13,24)
La porta stretta in oriente era una tipologia di ingresso nelle fortezze o nelle città fortificate che costringeva ad entrare in luoghi protetti uno alla volta, senza cavallo e in una posizione che facilitasse l’ispezione da parte degli addetti al controllo, un pò come succede oggi nei nostri aeroporti (vedi foto sotto).
Gesù utilizza questa metafora per rispondere ai suoi connazionali Giudei, i quali si domandavano quali fossero i criteri per essere salvati, presumendo di avere una sorta di “diritto di nascita”. Invece Gesù utilizza il verbo “sforzarsi”, in greco agonizesthai, da cui deriva la parola “agonismo” ad esempio. La salvezza non è scontata, non deriva da uno status, non esiste il green pass del paradiso. Oggi il Signore ci mette in guardia da una grave presunzione, quella di essere salvati perchè “siamo battezzati”, “ho fatto la novena a Santa Brigida”, “sono devota al Sacro Cuore”, “mia nonna conosceva padre Pio”. No. La salvezza sarà il risultato di una lotta “agonistica”, di una buona battaglia, contro il peccato che offusca quotidianamente il nostro giudizio su ciò che è bene e ciò che è male. La porta è Gesù, una porta stretta perchè costringe ad umiliarsi davanti a Dio, davanti al quale ogni ginocchio si piega in cielo, sulla terra e sotto terra.
In fondo anche noi siamo porte. Porte da cui possono entrare ispirazioni sante o le ispirazioni dei diavoli nel mondo (queste sono le “porte degli inferi”).
Se combattessimo contro il peccato ascoltando la Voce di Dio non potrebbe entrare il male nel mondo. Perciò vigiliamo sulle nostre azioni, silenziamo il male che ci tenta di continuo e permettiamo allo Spirito Santo di guidarci ascoltando la Sua dolcissima Voce. In questo senso combattiamo il male con il bene.
Chi persevererà fino alla fine dei suoi giorni sarà salvo e gli “sarà ampiamente aperto l’ingresso nel regno eterno del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo” (2Pt 3,11).
©️AMRP – a cura di Roberto Mastrantonio (diacono)
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