Ufficio di interpretazione

CCC 84-87 L’ufficio di interpretare autenticamente la Parola di Dio scritta o trasmessa è stato affidato al solo Magistero vivente della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo dai vescovi in comunione con il successore di Pietro, il vescovo di Roma.

È il “dono d’insegnamento” (munus docendi) che lo Spirito Santo fa alla Chiesa.

Quindi il Magistero autentico della Chiesa è la trasmissione fedele di:

  1. L’unica fonte della Rivelazione, la Bibbia, ovvero tutto ciò che Dio ha voluto rivelare di Sè attraverso la Sacra Scrittura.
  2. Il contenuto della Tradizione apostolica, ovvero il frutto dello studio di questa Rivelazione tramandato di generazione in generazione.

Dalla Sacra Scrittura e dalla Tradizione apostolica prende forma la dottrina della fede e della morale (chiamata “depositum fidei”, deposito della fede).


Infallibilità e indefettibilità

Quello che il Magistero insegna serve a non fallire l’obbiettivo della salvezza. Il Magistero in questo senso è “infallibile”.

L’infallibilità dell’esercizio del magistero, e in particolar modo poi l’infallibilità del magistero del romano pontefice, si basa su un altro concetto ovvero l’indefettibilità della Chiesa. Indefettibilità viene dal verbo non deficiere, cioè non venir meno, per cui Cristo ha voluto la Chiesa stabile nell’identità, permanente nel tempo e che sia finalizzata a un compimento; quindi la perfezione della Chiesa è partecipata da Dio per il fine a cui è ordinata, quindi l’infallibilità è appunto una manifestazione dell’indefettibilità sul piano della conoscenza.

Quindi la Chiesa è infallibile  nel proporre, nel garantire i mezzi della salvezza che sono ricevuti direttamente da Cristo, nonostante la debolezza dei suoi mezzi e dei suoi membri che invece non sono né infallibili ne indefettibili.


Soggetti e oggetto del munus docendi

Gesù è l’unico Maestro. E ha fondato la Chiesa come Suo Corpo mistico, il Corpo dei battezzati, per continuare ad operare nella Storia attraverso i cristiani, informati sulla volontà del Capo attraverso il Suo Spirito. E Gesù continua ad essere il Rabbì, il Maestro, per ogni generazione attraverso la Sua Chiesa.

Quindi tutto il popolo di Dio, che ha ricevuto il dono dello Spirito Santo, è adatto all’insegnamento e infatti i laici non possono sbagliare su oggetti di fede e di morale quando c’è il consenso universale (“consensus fidelium”).

Ma “l’infallibilità” in docendo si manifesta specialmente nel sacramento dell’ordine. Per questo i soggetti del munus docendi sono propriamente:

  1. I vescovi in modo essenziale
  2. I presbiteri e i diaconi in maniera partecipata.

Ci dice Lumen Gentium che i vescovi presi uno a uno non godono della prerogativa dell’infallibilità, ma se accordati autenticamente tra di loro (come nel caso di un Concilio ecumenico), allora stanno effettivamente esprimendo in maniera infallibile la dottrina di Cristo.

Oltre all’ infallibilità del collegio dei vescovi vi è anche l‘infallibilità del magistero del romano pontefice. Il romano pontefice è infallibile non nella sua persona (ad es. quale marca di dentifricio utilizzare) ma in quanto soggetto di insegnamento magisteriale, ha la custodia del magistero e della divina rivelazione (quindi di scrittura e tradizione).


Finalità

Dice la Dei Verbum al n. 10 che un tale Magistero, pertanto, è un vero e proprio servizio alla parola di Dio finalizzato alla salvezza delle anime.  «il Magistero non è al di sopra della parola di Dio, ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto, per divino mandato e con l’assistenza dello Spirito santo, piamente la ascolta, santamente la custodisce e fedelmente la espone, e da questi unici depositi della fede attinge tutto ciò che propone da credere come rivelato da Dio»


Forme di esercizio

Il Magistero presenta tre forme di esercizio: un magistero ordinario, un magistero ordinario e universale e un magistero straordinario solenne che è suddiviso a sua volta in magistero del vescovo di Roma e magistero solenne della Chiesa.

Magistero ordinario: è quello che non prevede l’assenso di fede perché non è infallibile e non è solenne, ma necessita solamente un religioso ossequio di volontà e di intelletto e quindi ad esempio l’insegnamento dei vescovi, compreso anche il vescovo di Roma, nella cura ordinaria del gregge; non ha carattere solenne nè irreformabile. È il caso, per esempio, delle Lettere Encicliche, delle Esortazioni apostoliche o dei Motu proprio o anche dei Discorsi o predicazioni ordinarie che da parte dei fedeli si è tenuti ugualmente a seguire. I singoli Vescovi, ciascuno nel proprio territorio pastorale o riuniti in assemblea, pur non detenendo potere di infallibilità (che non si dà mai in assenza del Pontefice) hanno tuttavia autorità quanto al magistero ordinario perché pastori del gregge e tutori della fede cristiana.

Magistero ordinario universale: il magistero ordinario universale invece prevede l’assenso della fede proprio perché è infallibile e quindi avviene quando ad esempio i vescovi con il vescovo di Roma il loro capo concordano su un particolare insegnamento, sia in modo sincronico (quindi ovunque nel mondo) sia in maniera diacronica (cioè ciò che la chiesa da sempre nello spazio e nel tempo crede).

Magistero straordinario solenne: è quello che prevede anche stavolta l’assenso della fede e l’infallibilità e si divide in magistero solenne del vescovo di Roma  (quando appunto il romano pontefice propone un insegnamento ex cathedra) oppure il magistero solenne della Chiesa, quello ad esempio previsto nel Concilio ecumenico che proclama collegialmente un insegnamento ed è questo, il magistero straordinario solenne, quello che ha carattere dogmatico.

©️AMRP – a cura di Roberto Mastrantonio (diacono)

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