1. I doni soprannaturali sono costituiti dalla grazia santificante che opera in noi mediante le virtù infuse e i doni dello Spirito Santo.
La grazia è un bene del tutto gratuito, di ordine soprannaturale, che Dio ha aggiunto, per così dire, alla natura umana.
Essa consiste nella comunicazione di ciò che Dio ha di più specifico. E proprio questo dono ci rende amici e figli di Dio.
Per mezzo della grazia Adamo ed Eva sperimentarono l’amicizia con Dio, anzi, l’intimità con Dio. La loro intelligenza e il loro cuore si riempivano e si inebriavano di Lui.
Questa intimità nella tradizione cristiana venne chiamata col nome di Paradiso.
Per questo diciamo che il peccato originale ha escluso l’uomo dal Paradiso: da quello terrestre e conseguentemente anche da quello celeste.
2. È dottrina comune, anche se non definita (tranne che per l’immortalità), che la natura umana di Adamo sia stata arricchita di altre doti gratuite, che le conferivano delle proprietà che essa, per sé, non avrebbe avuto.
Queste doti, chiamate anche doni preternaturali, sono state l’esenzione da ignoranza, da concupiscenza, da malattia e da morte.
3. Mentre la grazia trasferisce la natura umana su un piano diverso, addirittura sul piano divino, queste doti rimangono nel piano della stessa natura, portandole una perfezione maggiore.
Le facoltà conoscitive vennero fortificate contro l’errore.
I sensi furono fortificati e resi perfettamente obbedienti alla ragione.
Il nostro corpo, inclinato a indebolirsi e a morire, venne reso immune dalla malattia e dalla morte.
4. Questa dottrina dei doni preternaturali si è sviluppata dalla descrizione del paradiso terrestre e, in modo particolare, dai cenni riguardanti la scienza di Adamo (Gn 2,19-20), la sua innocenza sessuale (Gn 2,25), e il tranquillo dominio sulle forze cosmiche, su animali e piante (Gn 1,8).
L’immortalità è annunciata chiaramente nel testo in cui la morte è presentata come pena della trasgressione, è minacciata prima del peccato (Gn 2,16), ed è subita dopo il peccato (Gn 3,19).
5. I beni naturali sono costituiti dal corpo e dall’anima e dalle loro inclinazioni.
Prima del peccato questi beni erano integri e orientati al bene.
Col peccato, l’uomo – diventato ribelle a Dio – cominciò a sperimentare una ribellione in se stesso. I sensi sono diventati ribelli alla ragione, la ragione stessa è offuscata dall’ignoranza, e la volontà diventò incline al male, alla malizia.
Per questo si afferma che col peccato originale l’uomo ha perso l’amicizia con Dio, e con essa ha perso i doni soprannaturali e preternatutali.
Inoltre si è trovato indebolito nelle sue stesse facoltà naturali, subendo una quadruplice ferita: quella dell’ignoranza, quella della malizia, quella della debolezza d’animo e quella della concupiscenza.
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