«Alcune volte, anzi quasi sempre… mi sentivo sollevata dopo aver fatto la comunione; talvolta anche con il solo avvicinarmi al Santissimo Sacramento, mi sentivo subito così bene nell’anima e nel corpo da esserne meravigliata» (Vita 30,14).

«Il Signore le aveva dato [Teresa parla di se stessa] una fede così viva che quando sentiva dagli altri che avrebbero desiderato vivere al tempo in cui nostro Signore era sulla terra, rideva tra se stessa, sembrandole che possedendo nel Santissimo Sacramento lo stesso Cristo che allora si vedeva, non vi fosse altro da desiderare.
So inoltre di questa persona [è ancora Teresa che parla] che per parecchi anni, benché non ancora molto perfetta, le sembrava di vedere con gli stessi occhi del corpo, al momento della comunione, nostro Signore che scendeva nella sua povera anima.
Allora ella procurava di ravvivare la fede, faceva il possibile per distaccarsi dalle cose esteriori e si ritirava col Signore nella sua anima, dove sapeva di averlo visto discendere.
Cercava di raccogliere i suoi sensi per far loro comprendere il gran bene che avevano: dico che cercava di raccoglierli per evitare che impedissero all’anima di comprenderlo.
Si considerava ai piedi del Signore e, quasi lo vedesse con gli occhi del corpo, piangeva come la Maddalena in casa del fariseo.
Anche allora che non aveva devozione sensibile, la fede non mancava di assicurarla che il Signore era veramente nella sua anima.
Fino a quando il calore naturale non ha consumato gli accidenti del pane, il buon Gesù è in noi: avviciniamoci a Lui! Se quando era nel mondo guariva gli infermi col semplice tocco delle vesti, come dubitare che, stando in noi personalmente, non abbia a far miracoli se abbiamo fede?» (Cammino di perfezione 34,6-8).

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